martedì 23 ottobre 2012

IL CIUFFO DELLE CAROTE, I PIC NIC E L'AUTUNNO




Ultimamente il pic nic è diventato un appuntamento fisso del sabato.
Immaginatevi un parco cittadino, oasi verde nel cuore di Torino. Il sole dolce dell'autunno, un gruppo di ragazzi che si ritrova ormai quasi ogni settimana con una palla ovale e tanta passione.
E poi il "terzo tempo" in cui le due squadre "nemiche" sul campo di touch rugby, si siedono a gambe incrociate attorno ad una grande coperta e condividono birra e cibo. E che cibo! Direi che ormai sembra più un ritrovo di gourmandes che di un gruppo di sportivi stremati e sudati che si divorano qualsiasi cosa, purché sia commestibile!
Succede così che un certo plum cake abbia avuto discreto successo tra le tante pietanze condivise sulla grande tovaglia: e così praticamente ogni venerdì sera, ne preparo uno diverso, sfidando la fantasia e provando gli accostamenti più audaci per compiacere i miei nuovi amici "commensali".
Sia ben chiaro, io non partecipo al gioco, è mio marito lo sportivo...anche se alla fine non mi spiacerebbe tentare. Ma per ora mi limito a guardare un pezzetto di partita e a cucinare per l'evento.
Sì, ultimamente arrivo sempre quasi per il terzo tempo...Torino è troppo bella il sabato mattina e per di più d'autunno! La passeggiata chilometrica che comincia da Porta Nuova, prosegue per via Roma, piazza Castello, Porta Palazzo col suo fantastico mercato è per me un momento meraviglioso, solo mio. Mi siedo una mezz'oretta e non di più da Exxki per un caffè d'orzo: osservo dalle ampie vetrate la gente che passeggia, respiro un po' di atmosfera cittadina, leggo qualche rivista e poi mi rimescolo alle persone che camminano, ognuna col suo ritmo, per le vie di Torino. Tutto questo mi ricarica, mi riempie di energia.
Ieri è toccato a questo nuovo cake, carote con tutte le loro foglie e spezie. E' piaciuto molto, anzi, per ora pare sia davvero uno dei più apprezzati :)

CAKE SALATO DI CAROTE CON LE LORO FOGLIE

5 o 6 carote non troppo grandi
un mazzetto di foglie di carote
200 gr di farina autolievitante
un vasetto di yogurt bianco intero non zuccherato
60 ml di olio extra-vergine di oliva
un cucchiaio di pecorino grattugiato (va bene anche il parmigiano)
3 uova
un cucchiaino di spezie miste macinate (io ho usato quelle per cous cous: cumino, curry, zenzero, coriandolo, curcuma)
sale fino e sale grosso, pepe

Accendere il forno a 180°C e rivestire di carta da forno uno stampo da plum cake.
Pulire le carote, tagliarle a rondelle e tritare il ciuffo di carota come se fosse prezzemolo. In una padella scaldare un cucchiaio di olio, aggiungere il trito di foglie, le carote e far cuocere con il coperchio per 10 minuti, aggiungendo mezza tazzina di acqua. Quando le carote saranno tenere, spegnere il fuoco e lasciare raffreddare.
In una ciotola sbattere le uova con l'olio e lo yogurt. Aggiungere il pecorino grattugiato e mescolare ancora. Setacciare il mix di spezie nella farina e unirla al composto liquido sempre mescolando.
Incorporare le carote e il verde nell'impasto, salare e aggiungere un po' di pepe, se vi va.
Versare il composto nello stampo e a questo punto lasciar cadere qualche granello di sale grosso sulla superficie del cake. Infornare per circa 45/50 minuti, controllando con uno stecchino o un coltello la cottura interna del cake.





venerdì 12 ottobre 2012

LA CENA CON QUELLO CHE C'ERA IN DISPENSA




A volte, raramente devo dire, capita che per diversi motivi mi ritrovo con il frigo quasi vuoto. Lavori vari che si sovrappongono impazziti per tutta la settimana, periodi in cui mi ritrovo unica commensale per più di una cena...Quando poi ci si mette anche una lieve febbriciattola da raffreddamento...chi ha voglia di pensare a cosa preparare per la cena di un fresco fine settimana ottobrino? Eppure stasera siamo finalmente di nuovo in due a cenare, non abbiamo impegni e quindi volevo davvero qualcosa di buono e confortante che ci facesse scordare la frenesia di questa lunga settimana.
Allora, cosa vedo in frigo...Un bel pezzo di zucca e delle zucchine che la mamma amorevolmente mi ha procurato per non abbandonarmi nella disorganizzazione più totale. In dispensa ci sono quelle lenticchie verdi che da un po' volevo preparare...Scendo in giardino, prendo un pochino di alloro, un rametto di rosmarino, del basilico. E poi si vedrà. C'è anche una piccola ricotta che è rimasta sola nel contenitore dei formaggi e del pecorino grattugiato...Sembrava vuoto...ma alla fine di risorse ne aveva questo frigo.
Prendo la pentola di coccio e scaldo in po' d'olio d'oliva, ci metto l'alloro e il rosmarino a sfrigolare e aggiungo 140 grammi di lenticchie. Lascio che un delizioso profumo invada la cucina e aggiungo dell'acqua, circa 800 ml. Copro e lascio cuocere per 15 minuti. Intanto taglio la zucca a cubetti e poi la aggiungo alle lenticchie. Lascio cuocere ancora circa 10 minuti. Alla fine aggiungo il sale, per non sbagliare.




Poi prendo tre zucchine, le taglio a julienne, le salto in padella e le lascio un attimo a raffreddare.
In una ciotola sbatto 2 uova con 100 grammi di ricotta, una spruzzata di pecorino grattugiato, qualche foglia di basilico e due cucchiai abbondanti di farina di avena. Sale e pepe, ovviamente! Accendo il forno a 200°C e imburro una piccola teglia di terracotta. Aggiungo nella ciotola, al composto di ricotta, le zucchine. Poi verso tutto nella teglia e quando il forno è caldo, metto dentro per circa mezz'ora.
Quando la il tortino è gonfio e dorato spengo il forno.

Bene, nonostante il malanno, ho avuto anche la forza di prepararmi una spremuta di arancio e pompelmo per curare il mio raffreddore. E la cena è pronta...Basterà riscaldare tutto un pochino in forno stasera, e magari aggiungere un buon pane scuro in tavola...


giovedì 4 ottobre 2012

UNA CHARLOTTE DI COMPLEANNO




Non so quante volte ho contemplato con ammirazione pura il perfetto equilibrio estetico e la delicatezza della "charlotte". Un dolce per me bello quanto misterioso. Nel senso che non avevo mai provato a farlo, convinta di non esserne in grado e sicura che - ogni cosa a suo tempo - prima o poi mi sarei cimentata nell'impresa.
Così è arrivato "il tempo della charlotte" e l'ho preparata. 
Un compleanno speciale, quello della mia sorella minore, ancora più prezioso ai miei occhi, perché è appena diventata mamma. Quindi l'occasione giusta per il dolce da me tanto adorato.
Ho sbirciato su uno dei libri di ricette di mia madre, uno dei pochi che possiede a dire il vero, ma considerato da tutta la nostra famiglia come fonte di ispirazione per tutte quelle ricette tradizionali che sanno di casa: l'Artusi. E lui, tra deliziosi giri di parole e poetiche quanto semplici descrizioni, mi ha aiutata a capire cos'è una charlotte (da lui definita "la ciarlotta") ovvero, un dolce al cucchiaio, morbido e delicato, che contiene frutta, creme a piacere, biscotti savoiardi o pandispagna (o pane) imbevuti in un liquore o in uno sciroppo dolce.
Io ho semplicemente mescolato le carte e ho preparato una charlotte con un cuore di mele cotte, crema alla vaniglia e chantilly, racchiuso in un guscio di savoiardi imbevuti nello sciroppo di limone.

per la CREMA:
2 dl di latte
30 gr di zucchero
1/2 cucchiaio di farina
1 uovo
mezza bacca di vaniglia
scorza di limone

per lo SCIROPPO:
2dl di acqua
50 gr di zucchero
il succo di 1 limone 

per la "CHANTILLY"
250 ml di panna fresca 
50 gg di zucchero a velo
mezzo ccchiaino di colorante alimentare rosso

per la COMPOSTA DI MELE:
500 gr di mele renette
50 gr di zucchero

300 gr di savoiardi circa

Per prima cosa preparate lo sciroppo facendo sobbollire i due dl d'acqua con 50 gr di zucchero e il succo di un limone. Quando lo zucchero è completamente sciolto spegnete e mettete in un piatto a freddare.

Poi preparate la crema sbattendo con una frusta lo zucchero con un uovo e la farina, stemperate con il latte e sempre sbattendo, mettete il tutto in un pentolino su fuoco bassissimo. Aggiungere la scorza di limone, i semi di mezzo baccello di vaniglia e fate cuocere girando con un cucchiaio di legno fino a quando non si addensa. Spegnete e lasciate da parte a intiepidire.

Con le mele invece preparate un specie di composta, facendo semplicemente cuocere le mele tagliate a fettine con lo zucchero, fino a che non si saranno sfatte e non assomiglieranno a una confettura.

A questo punto scegliete una teglia rotonda o quadrata, come volete. Io ho foderato le pareti con la carta da forno usando come "collante" un po'di burro. 
Misurate l'altezza della teglia e ritagliate i biscotti di conseguenza. Una volta imbevuti leggermente nello sciroppo, sistemateli a corona, tutti intorno alla teglia e poi sul fondo.
Con i savoiardi avanzati dal ritaglio, sempre imbevuti nello sciroppo, farete gli strati che costituiranno parte dell'interno della torta.
E quindi via, uno strato di biscotti, uno di mele, uno di crema. Poi dall'inizio, biscotti, mele e crema.

Poi, per ultima cosa, montate la panna con lo zucchero e il colorante fino a ottenere una nuvoletta rosa, bella consistente.
Spalmatela sulla superficie del dolce e ponetelo in frigorifero fino al momento di servirlo. Dovrebbe restare in frigo almeno due ore.

p.s. la foto è quello che è, l'ho fatta proprio prima di tagliare le fette, qui si va sempre di corsa...:)



venerdì 21 settembre 2012

STASERA VORREI...TAGLIATELLE!!!





La sequenza completa della "genesi delle tagliatelle". Fatte in casa, da me, una sera in cui avevo voglia di qualcosa di buono e inusuale e nessunissima intenzione di uscire. Quei momenti in cui ti va una coccola cibaria, ma vuoi godertela nel tuo nido, protetto e appartato, con chi ami, e fare quattro chiacchiere con un buon bicchiere di vino rosso...o una birra artigianale, perché no? (qualcuno dalle mie parti opta spesso per la seconda ipotesi).
Dicevo "inusuale" per indicare il fatto che mi son resa conto di quanta poca pasta mangiamo, in casa nostra. Ormai da un bel po' di anni preferisco sempre riso, orzo, farro... alla pasta, che è diventata un cibo assolutamente "speciale".
Ma torniamo alla sera in cui mi giunse l'ispirazione di cimentarmi con uova e farina. E dire che era domenica, alle 19,30 circa, appena rientrata dal lavoro.
Esattamente un'ora dopo mangiavamo un bel piatto di tagliatelle (ho trascurato il riposo della pasta, ma a volte, quanto hai fame, si può fare).



TAGLIATELLE DELL'ULTIMO MINUTO

100 gr di farina di farro
100 gr di farina di grano tenero
2 uova felici (ovvero codice 0)
1 pizzico di sale
un filo d'olio d'oliva

A casa mia si è sempre detto: per la pasta fatta in casa, ogni etto di farina un uovo. E così ho sempre fatto io.
Quindi, per cominciare, si crea una fontana con le due farine setacciate, si fa un buco in mezzo e si rompono dentro le uova. In questo momento aggiungo solitamente anche un po' d'olio e il sale. Con la forchetta sbatto un pochino le uova e poi comincio a lavorare l'impasto con le mani. Ci va un po' di forza, ma presto diventa bello liscio. Se scappano bricioloni di farina e uovo qua e là si raccolgono e si rimpastano.
Una volta ottenuta una palla si lascia riposare (da 1/2 ora a un ora, dipende dal tempo che uno ha). Poi si tira con il mattarello sul piano leggermente infarinato. A questo punto si fa passare nella macchina a manovella. Prima nel rullo più grande, poi, via via, si stringe il rullo fino alla misura che si desidera. Se infatti vogliamo delle tagliatelle più rustiche, ci si ferma un po' prima. Io personalmente le adoro un po' spessine.
Quando abbiamo i fogli di pasta del nostro spessore, li facciamo passate sotto il rullo per le tagliatelle. Le raccogliamo delicatamente mentre scendono e le mettiamo su un piano infarinato. Qui io uso la farina di semola: da un effetto più ruvido alla pasta e impedisce alle tagliatelle di incollarsi.
A questo punto non resta che cuocerle in acqua bollente salata, per un nonnulla! Nemmeno 4 minuti e son pronte.
E quanto son buone anche solo con olio d'oliva e rosmarino??? :)



SEQUENZA PER IMMAGINI :)



"si crea una fontana con le due farine setacciate, si fa un buco in mezzo e si rompono dentro le uova"




" e poi comincio a lavorare l'impasto con le mani."



"Se scappano bricioloni di farina e uovo qua e là si raccolgono e si rimpastano." 



"Una volta ottenuta una palla si lascia riposare"




 "Poi si tira con il mattarello sul piano leggermente infarinato."



"si fa passare nella macchina a manovella"



"abbiamo i fogli di pasta del nostro spessore"



"li facciamo passate sotto il rullo per le tagliatelle"





 "e le mettiamo su un piano infarinato"



Pronte per essere cotte!


giovedì 13 settembre 2012

PANE CON IL LIEVITO MADRE





Finalmente sono pronta per questo post!
Dopo molti tentativi, titubanze, assaggi, prove e ri-prove....Se esistesse un termine per definire i "degustatori di pane", sicuramente mi appiopperei quella definizione, sarebbe il mio soprannome.
Diciamo che sembra, pare, che il mio pane abbia un gusto di pane, non presenti più cioè, retrogusti vari di champagne (per essere molto chic) o di yogurt acido, per dirla con schiettezza. E questo grazie al mio lievito madre, che dopo ben 2 anni di vita sta facendo ben bene il suo lavoro. Ma non diamo responsabilità a chi non ha! In realtà è un po' colpa mia e del poco tempo che ho dedicato alla panificazione e ai lievitati con quella magica pasta bianca che vive nel mio frigo oramai da un bel po'.
Prima cosa, ne avevo un po' di timori, lo ammetto. Tutti quei tempi da rispettare, le ore per vedere crescere il tuo impasto, e poi le pieghe e poi i giri...Ma posso dire una cosa? Son solo scuse, perché basta un minimo di organizzazione e ce la si fa. E' che è talmente tanto facile entrare in panetteria e comprare il pane che mi ero scordata di quanto fosse bello sfornare alle 11 di sera una pagnotta fumante, profumata, fatta da te, con le tue farine (che sai da dove vengono), con il tuo "fornetto" Ikea che ne ha già viste di ogni....Ma veniamo al punto.
Il lievito madre che tengo in un barattolo di vetro in frigo, l'ho rinfrescato il giorno prima di fare il pane. Il suo peso è di circa mezzo chilo: io ogni volta ne tolgo 300 gr e li uso per altri scopi :) (di cui parlerò in seguito) o li butto (questo sempre più raramente). Gli altri 200 gr li unisco a 200 gr di farina e 100 ml di acqua tiepida, mescolo bene, rimetto tutto nel barattolo di vetro ben unto d'olio di oliva e rimetto in frigo. Se invece voglio fare il pane nel giro di ore (anche il mattino dopo) lo lascio fuori frigo: in circa 4 ore dovrebbe raddoppiare il suo volume.
Per fare il pane, impasto al mattino 200gr di L.M. con circa 600gr di farina e acqua quanto basta per avere un impasto morbido che si riesca a impastare per bene sul piano di lavoro. E si allunga bene con forza di polso, poi si ripiega su se stesso, si gira di 90° e si ripiega...Si fa così per un bel 15 minuti. Poi si forma una palla e si lascia lievitare. Metodo collaudato: in una ciotolona di ceramica, coperto da un asciugamano umido, nel forno spento. Sta lì a riposo per la mattinata.
Quando ho tempo (nel primo pomeriggio) lo riprendo e lo rimpasto un po'. Faccio un po' di pieghe, come se fosse una busta di carta o un panno da riporre in un cassetto. Poi rimetto tutto a lievitare fino a quando avrò tempo di cuocerlo (la sera).
A questo punto do all'impasto la forma che desidero. Un'unica grande pagnotta come quello di montagna. Due filoni. Due pagnotte rotonde....
Metto su una grossa teglia, accendo il forno al massimo della temperatura (250°C per il mio), metto sul fondo del forno un contenitore di metallo con dell'acqua dentro e quando la temperatura è raggiunta, inforno!
Tempo 25/30 minuti e il mio pane è cotto, ma dipende davvero molto dalla forma e dal forno.
Ieri sera l'ho fatto scurire un po', ma poi dentro era cotto perfettamente.
Certo, devo ancora "aggiustare" il sale e cercare di ottenere una mollica meno compatta...ma ci siamo. Il gusto c'è!
Devo fare dei ringraziamenti per il lievito madre....Questi bellissimi blog mi hanno dato "il là"per iniziare e poi ho trovato sempre tutto ciò che cercavo, tutte le risposte ai miei dilemmi. Grazie!

INGREDIENTI PANE L.M. DI IERI

farina di segale Mulino Marino 200gr
farina 0 omonima 200gr
farina integrale omonima 200gr
L.M. 200gr
acqua circa 250/300 ml
sale integrale 1 cucchiaio raso
zucchero 1 cucchiaino

temperatura del forno: 250°C
tempo di cottura: 25 minuti circa

La foto è un po' così, non rende giustizia...ma era tardi e di luce non ce n'era!!!

martedì 11 settembre 2012

POMPES à L'HUILE , ovvero la brioche all'olio di oliva





Ode alla colazione! Il pasto in assoluto più prezioso e importante della giornata.
E, io aggiungerei, anche il più desiderato. Sì, perché da sempre, fin da bambina, il momento del risveglio per me è speciale, ha sempre avuto un sapore particolarmente piacevole.
La calma è l'atmosfera della mattina presto, d'estate come d'inverno, mi danno la vera forza per cominciare la giornata. Per questo amo svegliarmi molto presto e....mangiare!
Ogni periodo e ogni stagione ha il suo "petit déjeuner": c'è l'estate con i muesli home made e yogurt, miele e frutta; c'è invece il periodo del latte di riso o di soia accompagnato a biscotti sempre fatti in casa in cui sperimento tutti gli ingredienti possibili e immaginabili per riuscire a creare qualcosa di sano, salutare e leggero (ma anche buono!). E poi ci sono periodi come questo: settembre, la ripresa del solito ritmo quotidiano, delle attività più impegnative. E della voglia di riaccendere il forno per la colazione.

Ero alla ricerca da un po' della "brioche sana", che contenesse possibilmente grassi "buoni", ovvero vegetali, naturali. Per avere al mattino quel sapore morbido e profumato che è una vera e propria coccola, ma con un occhio alla salute, dato che da queste parti ci siamo messi, da un po' di tempo, su questa strada.

Poi, mentre cercavo altro, ecco che vedo ciò che avevo sotto gli occhi da un bel po' di tempo ma che non avevo mai inquadrato come possibile "brioche del mattino". Ovvero, le "pompes à l'huile" del libro "Regali golosi" di Sigrid Verbert, alias, Cavoletto di Bruxelles. Pare siano delle briochine che in Provenza vengono preparate dai forni locali sotto Natale. E sono all'olio di oliva!
Le ho provate e devo dire che sono davvero ottime, al mattino, con una tazza di latte e caffè caldo o come fa mio marito, con Kefir o yogurt.
Ho modificato leggermente la ricetta, esclusivamente per adattarla a ciò che avevo in dispensa al momento, dato che no, non potevo proprio aspettare!!! :)

POMPES à L'HUILE

450 gr di farina (io ne ho usata metà "0" e metà integrale bio)
80 ml di olio di oliva
200 ml di acqua
un cucchiaio di acqua di rose (la ricetta originale prevede acqua di fiori d'arancio, io non l'avevo)
7 gr di lievito secco di birra (o 25 gr di lievito di birra fresco)
100 gr di zucchero

si può aggiungere la scorza di un agrume, arancia o limone, io non ne avevo!

Accendere il forno a 180°C.
Se si usa il lievito fresco, si deve sciogliere nell'acqua leggermente tiepida e si lascia maturare per qualche minuto. Altrimenti si aggiunge il lievito secco direttamente nella farina setacciata. Poi si aggiunge lo zucchero nella miscela di farine, e per ultima la scorza degli agrumi.
Si rovescia la farina sul piano di lavoro (a fontana), si crea un buco nel centro e si versano l'olio, l'acqua e l'acqua di rose, mescolando prima con una forchetta e poi pian piano con le mani fino a ottenere un impasto liscio ed elastico.
Si lascia lievitare in un luogo riparato per circa un'ora. Poi si divide in dodici porzioni. Ora, ogni panetto va steso leggermente e bisogna dargli una forma allungata, come una specie di foglia. Infatti, poi, con un coltello si devono praticare dei piccoli tagli, come fossero proprio le nervature di una grossa foglia. E con le dita si devono allargare, altrimenti i tagli si richiuderanno.
Dopo altri 40 minuti circa di lievitazione le vostre briochine sono pronte per essere infornate a 180°C per circa 15 minuti.
Buone, soffici, e a metà strada tra una brioche e una focaccina dolce!






A proposito di Provenza....se capitate nei pressi del Mont Ventoux fate una capatina a Brantes...Un posto da sogno, un piccolo borgo provenzale ai piedi del "gigante ventoso", con un bistrot-libreria-galleria d'arte (La Poterne) dove mangerete cose gustose preparate con le verdure del posto e potrete godere di una magnifica terrazza...come solo laggiù!!!

domenica 22 luglio 2012

UN MELONE SPECIALE



Una ricetta - non ricetta. Un semplice modo di preparare la frutta che arriva da moooolto lontano. Credo dalla Nuova Zelanda. 
Merito di mia sorella, che ha un amico neo-zelandese (ottimo cuoco) che le ha raccontato di come laggiù si mangia -a volte- il melone.

C'è da fare però una piccola premessa: tutte le ricette "passa parola", ovvero quelle ricette che ci si racconta tra aspiranti cuochi e appassionati di cucina, hanno la caratteristica di non essere mai uguali ogni volta che si aggiunge un passaggio di consegna.
Mi spiego meglio. Come nelle leggende narrate c'è sempre una parte di verità e una parte di fantasia, anche in questo caso "il melone ai semi di papavero" è un po' una storia affascinante che, passata nelle mie mani, è stata interpretata in modo assolutamente libero e personale e riproposta così come io l'ho preparata. Quindi c'è da chiedersi come sarà l'originale...

Ma visto che la cosa richiede poco sforzo e ancor meno tempo, non mi dilungo e vi dico cosa occorre:

1 melone
semi di papavero
un padellino

Tagliate il melone a fette, spicchi, anelli, cubetti..... Come volete. Io l'ho provato in varie forme e il gusto non cambia. Cambia l'aspetto.
Quello della foto era una versione "familiare" ad uso e consumo esclusivamente "nostro" e quindi non ho curato particolarmente l' outfit del frutto :)

Prendete poi la padellina e fate tostare i semi di papavero in modo che sprigionino il loro profumo.
"Impanate" i pezzetti di melone nei semi tostati.
Servite.

Buono, croccante, dal sapore esotico. E fresco.

venerdì 13 luglio 2012

CRACKERS AROMATICI






Qualcosa di croccante, anche se bisogna per forza accendere il forno!
Io, nonostante il caldo proprio non resisto senza pasticciare in cucina (anche se stamattina ho rispolverato la mia alternativa al forno: torta di macedonia con la pentola-fornetto).
Cerco di limitare però i tempi di cottura e mentre la cucina raggiunge temperature incandescenti, io scappo sul terrazzo per stendere i panni o a prendermi cura di qualche piantina. Senza scordare di correre a sfornare le cosine che stavano cuocendo per tempo :)

Questi crackers dall'aspetto molto rustico sono ottimi per gli aperitivi pre-cena, dopo una giornata di lavoro e il caldo torrido del pomeriggio: ci si siede fuori, si sgranocchiano un paio di questi leggerissimi "biscottini salati" con una birra  fresca....e tutto sembra andare per il meglio.

Portati in dono a chi vi invita a cena sono un'alternativa al classico dolce e si spacchettano appena arrivati, si posano sul tavolo e spariscono in poco tempo.
Quindi via di crackers!
Inutile dire che accompagnano perfettamente ogni tipo di salsina o cremina fresca (hummus, baba ganoush, tzatziki, eccetera) e che si possono preparare in moltissimi modi diversi a seconda di cosa avete in casa al momento!









CRACKERS AROMATICI


170 gr di farina (qui ci si può sbizzarrire mischiandone diversi tipi: io faccio spesso un mix tra integrale, farro e bianca)

20 gr di burro
20 gr di olio di oliva
60 ml di acqua freddissima
erbette varie: erba cipollina essiccata, timo, rosmarino, origano, maggiorana...
semi di papavero (facoltativi)
sale e pepe

Accendere il forno a 200°C.
Setacciare la farina con le erbette e i semi di papavero, il sale e il pepe.
Poi con la punta delle dita impastare il burro e la farina per ottenere tante grosse briciole. Aggiungere l'olio di oliva e per ultima l'acqua fredda. Creare una palla di impasto abbastanza elastico e lasciarla riposare una mezz'oretta. Dopodiché, stendere l'impasto sottilissimo: deve essere giusto di qualche millimetro. Ritagliare i biscotti utilizzando o delle semplici formine oppure una rotella da pasta o anche un coltello. Possono avere forma tonda, quadrata, possono assomigliare ai "maltagliati"...L'importante è la sottigliezza dell'impasto.
Disporre i crackers su una teglia rivestita di carta da forno (se li volete più dorati, evitate la carta da forno e metteteli direttamente sulla teglia, magari leggermente imburrata!).
Fateli cuocere per circa 10-15 minuti, dipende dal forno: dovrebbero assumere un bel colorito dorato, ma in un attimo si bruciano, quindi dopo i 10 minuti vanno sorvegliati.
Lasciateli raffreddare una volta sfornati e per mantenerli croccanti conservateli in una scatola di latta.





domenica 27 maggio 2012

ZUCCHINE TONDE RIPIENE vagamente liguri :)





Finalmente le zucchine si trovano sui banchi del mercato in tutto il loro splendore!
Dire che le amo è troppo poco. Le mangerei tutti i giorni...e a volte accade che io le prepari più e più volte durante la settimana! Ma tutto sta nel riproporle sempre in maniera diversa, travestendole per bene per fare innamorare del loro sapore anche chi cena con noi :)
Questo qui è uno degli "out-fit" che preferisco; e direi che non ci sia parola più adatta per descrivere questo piatto, perché che scenograficamente parlando ci siamo, sono carine e si presentano bene.
Ma anche il sapore è davvero speciale. Un gusto pieno e ricco che a me ricorda l'amore per le verdure e la sapiente capacità di trasformarle in preparazioni goduriose. Dote che secondo me hanno da sempre i liguri! La maestria con cui combinano ortaggi estivi ed erbe aromatiche per me è unica.
Ho cercato così di trasformare pochi e semplici ingredienti in qualcosa di bello e buono, ispirandomi alla cucina di un luogo a me molto caro, un luogo unico, dove ho scoperto la vera cucina ligure e dove mi sono sentita per anni a casa, sempre.
Purtroppo oggi quel posto non esiste più, anche se ancora non mi sembra vero.

Ma queste zucchine le ho chiamate "zucchine alla Sem". In onore di un luogo magico e delle persone che lo crearono e lo portarono avanti.

ZUCCHINE RIPIENE ALLA SEM

Per 4 persone

4 zucchine tonde, più o meno della stessa grandezza
4 patate medie a pasta gialla
una manciata di fagiolini già lessati per 10 minuti in acqua bollente salata
un barattolo di pesto da circa 150 gr (oppure potete cimentarvi e farlo da voi)
sale q.b.

Per prima cosa lavate le zucchine, togliete la calotta e conservatela. Svuotatele delicatamente con un cucchiaino lasciando mezzo cm di polpa attaccata alla buccia. Conservate la polpa.

Cuocetele in una vaporiera o nel cestello a vapore per circa 10 minuti. Controllatene poi la consistenza. Devono essere tenere ma sode, non devono sfaldarsi!
Nel frattempo sbucciate le patate, tagliatele a fettone e mettetele in un pentolino; copritele d'acqua e fatele bollire fino a quando saranno morbide per poter essere schiacciate con una forchetta.
In una padellina con un filo d'olio d'oliva, fate cuocere rigirando spesso la polpa delle zucchine, fino a quando è tenera.
Tagliate i fagiolini a pezzetti.

In una terrina unire le patate schiacciate, i fagiolini, la polpa delle zucchine cotta, e il pesto.
Mescolate bene e assaggiate: eventualmente, se serve, aggiustate di sale.
A questo punto accendete il forno e impostatelo a circa 200°C.

Una volta che le zucchine tonde sono cotte, lasciatele raffreddare a testa in giù in modo che perdano l'acqua di cottura e si asciughino un pochino. Poi salate leggermente l'interno delle zucchine e riempitele bene con il composto di patate, fino oltre il bordo. Copritele infine con la loro calottina.
Disponetele in una pirofila leggermente spennellata d'olio, infornatele e fatele cuocere ancora per una decina di minuti.
Servite con un contorno di verdure saltate in padella o con una insalatina fresca di stagione.














A Sem e Lea



mercoledì 2 maggio 2012

CAKE DI VERZA E SEMI DI PAPAVERO



Nei giorni scorsi, quando ancora qualche raggio di sole sfiorava i luoghi in cui vivo, ho fatto non pochi pic nic. In effetti è diventata una cosa piuttosto naturale radunare nel nostro cestino qualche cosa da spiluccare e partire alla volta di una prato, di una collina, di uno spazio possibilmente verde e solitario dove approdare anche solo per un paio d'ore.
Succede così, all'improvviso, che le poche mattine in cui siamo a casa, decidiamo lì per lì di pranzare sull'erba. E di solito a questo punto, apro il frigorifero e vedo quello che ho a disposizione per preparare qualcosa di adatto alla natura "selvaggia" del pic nic (ovvero facile da mangiare in ogni situazione e luogo, buono e goloso ma anche sano, e non troppo pesante che-poi-al-pomeriggio-si-lavora).
Per questi e per mille altri motivi...cosa c'è di meglio che un cake? Salato, da usare come companatico o da solo, pratico e buono.
L'ultima versione provata per l'ennesima scampagnata: con la verza saltata in padella -cena improvvisata della sera precedente- ora trasformata e rivisitata in versione "ripieno per cake".

CAKE VERZA E SEMI DI PAPAVERO

250 gr di farina auto-lievitante*
3 uova
80 ml di olio di oliva
125 gr di yogurt bianco naturale
mezzo cucchiaino di bicarbonato
semi di papavero
1 pizzico di sale
un pizzico di pepe
circa 200 gr di verza già cotta (tagliata a striscioline e saltata in padella per circa 5 minuti con uno scalogno)**

*  ho usato l'auto-lievitante per comodità, ma potete miscelare diversi tipi di farine integrali, di riso, di kamut, farro, eccetera aggiungendo una bustina di lievito per torte salate
** potete ovviamente utilizzare altre verdure che vi avanzano in frigo...

Imburrate o rivestite di carta forno uno stampo per plum cake. Accendete il forno a 180°C.
Mescolate le farine setacciate con il lievito (o setacciate la farina auto-lievitante) con i semi di papavero, il sale e il pepe e il bicarbonato. Potete anche aggiungere altri semi, quelli che preferite.

In un'altra ciotola sbattete le uova con l'olio, poi unite lo yogurt.
Versate il composto liquido sulla farina e mescolate delicatamente, poi aggiungete la verza.
Versate l'impasto nello stampo delicatamente livellando leggermente.
Infornate il cake per circa 50 minuti, ma controllatelo dopo i 30 minuti, nel caso il vostro forno fosse più potente. Alla fine fate la prova coltello: lo inserite nella parte più alta del cake: se esce asciutto è cotto.






venerdì 13 aprile 2012

UNA FRESCA PASQUETTA IN ALTA LANGA










Una pasquetta fredda e un po' nuvolosa e un gran malditesta non ci hanno impedito di improvvisare il nostro sacrosanto pic nic! Purtroppo non ho potuto preparare nulla con un po' di anticipo, come tanto avrei voluto...A Roma avevo assaggiato la pizza di "Pasqua al formaggio" e l'avevo trovata deliziosa. Così mi ero ripromessa di prepararla per la pasquetta. Ma tutto mi si è messo di traverso, a partire dal lavoro per finire con la salute. Insomma, il tutto è stato deciso tra le 9 e le 11 del lunedì mattina: abbiamo radunato ciò che avevamo in casa e qualche piccolo avanzo da doni di natura "dolciaria" ricevuti giorni prima, riempito il nostro amato cestino da pic nic e siamo partiti. Unica cosa certa e sicura: la nostra meta. L'Alta Langa è tranquilla, meno frequentata e ingiustamente meno celebrata rispetto agli altri luoghi più conosciuti. E' affascinante, selvaggia, ricca di storia (la Resistenza è stata fatta qui) e sei talmente in alto che, pare, nelle giornate limpide si vede il mare!!! (io per ora non l'ho mai visto, ma l'aria frizzantina e l'architettura delle case ricordano hanno un nosoché Liguria...
Quindi, Sale San Giovanni e dintorni il luogo prescelto del pic nic.
Nel cestino pane purtroppo non fatto da me, ma molto buono: piccoli panini multicereali e focaccine alle olive procurate dalla metà più "sana" della coppia, quella mattina.
Io sono riuscita a preparare una veloce frittatina (immancabile!) con uova fresche di cascina, ricotta messa a scolare qualche minuto e "sbattuta " con le uova, parmigiano grattugiato, foglioline di origano e timo fresco più zucchine sminuzzate e scottate in padella. Il tutto ha dato vita a un companatico molto gustoso, devo dire!
Poi banane equo-solidali e dolcetti di pasticceria marocchina acquistati a Porta Palazzo (Torino) da nostri cari amici per un invito a cena da noi. Ottimi!
Il nostro sacco a pelo steso in un prato di tarassaco sotto poetici alberelli fioriti...come in un quadro naif. Perfetto.
E poi, per rimettermi in sesto, due tiri a rugby! :).....e una passeggiata a Sale, giusto in tempo, prima che piovesse...



La sera poi, ho preparato una pizza margherita per riscaldarci un po'.

venerdì 6 aprile 2012

INFUSO-BREAK?


Solo una piccola pausa. Al ritorno da una camminata a passo svelto che riempie di energia e rinfresca la mente.
Sui bastioni del mio paesello, tra gli orti che stanno rinascendo e le colline che si perdono nell'orizzonte e ti fanno pensare che laggiù, dietro tutto, c'è il mare.
Al rientro un semplicissimo infuso, caldo al punto giusto. Mezzo limone spremuto, un po' d'acqua, salvia e menta fresca, il tutto a bollore per qualche minuto. Poi, quando è tiepido un bel cucchiaino di miele di Marasca (o qualsiasi altro miele, basta che sia buono).
Per depurarsi, per quel lieve mal di gola...o per dissetarsi dopo una passeggiata a passo spedito.

mercoledì 21 marzo 2012

PANCAKE di AGRETTI: come una nuvola soffice in un cielo di primavera





Gli agretti, o barba di frate che dir si voglia, sprigionano un profumo inconfondibile mentre bollono in acqua...La cucina è inondata di luce, del sole ancora timido e leggero di marzo. Sbircio la facciata di San Gregorio dalla finestrella: fa capolino tra la menta e il rosmarino.
L'aroma del caffè sta lentamente cedendo il suo posto a quella di erba di prato, fresca e frizzante: questo è ciò che mi immagino annusando gli steli robusti e verdi appena scolati dall'acqua di cottura. Visti così sembrano alghe marine o, ancor di più, un'erba magica e misteriosa che qualche fata sta cercando per un incantesimo segreto...

La ricotta è una nuvola soffice, come nei sogni di bambina, sa di latte e un po' di panna.
Basta poco per sentire la primavera, no? O magari c'è chi la percepisce da una gemma su un ramo, dalle primule sul crinale della salita che porta a casa...o dai profumi di cucina che improvvisamente cambiano e si fanno strada per la via, attraverso una finestrella che da oggi molto spesso resterà aperta....

PANCAKE DI AGRETTI

1 ciuffone di agretti
circa 100 gr di ricotta freschissima, lasciata scolare qualche ora
2 uova felici
3-4 foglioline di menta
scorza di mezzo limone
pepe nero
sale marino

Tagliare le radici agli agretti e lavarli per bene. Farli sobbollire per 5 minuti, poi, una volta raffreddati, strizzarli per bene e tagliuzzarli fino a renderli lunghi un paio di centimetri. Mescolarli alla ricotta e alle 2 uova con un cucchiaio di legno. Aggiungere le foglioline di menta spezzettate, un po' di pepe e la scorza di mezzo limone. Sale marino quanto basta.
Scaldare un po' di olio e.v.o. in un padellino da pancake o da frittata. Lasciare scivolare il composto quando l'olio è ben caldo. Quanto l'impasto si rapprende e comincia ad aprirsi qualche buchino, con una palettina controllare la consistenza della frittata. Se è pronta girarla aiutandosi con un coperchio. Far cuocere anche dall'altro lato per 3 minuti circa.
Il pancake è pronto. Soffice come una nuvola, profumato come un prato di primavera.